In occasione della recente 105° Coppa Bernocchi – 48° GP Banco BPM, abbiamo avuto il piacere di intervistare l’Avvocato Federico Balconi, fondatore di Zerosbatti, la prima associazione in Europa dedicata all’assistenza e alla tutela legale dei ciclisti in caso di incidenti.
Con un approccio innovativo e una vasta esperienza nel campo del diritto, l’Avvocato Balconi ha creato un’organizzazione che si distingue per il suo impegno nella tutela dei ciclisti, offrendo loro supporto immediato e una guida esperta in un momento di vulnerabilità; un’iniziativa che non solo protegge i diritti dei ciclisti, ma si batte anche per una maggiore sicurezza sulle strade, sostenendo un cambiamento culturale e normativo in favore della mobilità sostenibile.
Il nome Zerosbatti sicuramente è particolare e immediato: quale è la storia dietro a questa scelta?
Il nome Zerosbatti sicuramente è particolare e immediato: quale è la storia dietro a questa scelta? E’ nato nel mio studio legale, mentre difendevamo ciclisti rimasti vittime di incidenti, era il 2015 ed erano in aumento. Spesso arrivavano da noi che la loro pratica era già compromessa…mancavano i verbali, i testimoni, le foto della bici, la documentazione corretta, così diventava difficile farli risarcire e il ciclista rimaneva vittima una seconda volta.
C’era bisogno che qualcuno si occupasse del ciclista, per lo più solitario sull’asfalto, nelle fasi immediate all’incidente, per supportarlo in quel frangente, sollevandolo da tutti gli “sbattimenti” che invece sono essenziali per poi gestire la pratica di risarcimento. L’unica forma possibile era fondare un’associazione che potesse dare quel servizio così importante. Alle luce di questi anni di esperienza posso dire che aumenta questo tipo di assistenza aumenta la probabilità di ottenere il risarcimento, sollevando il ciclista da tutti gli “sbatti” burocratici e legali.
Poi c’è un secondo significato, non meno importante: Zerosbatti è il nostro secondo obiettivo, che consiste nel limitare o almeno ridurre gli incidenti, dove per lo più il ciclista va a sbattere contro automobilisti che guidano senza regole.
Quale è stata la motivazione principale che ha portato alla creazione di Zerosbatti?
La passione per questo sport, la voglia di una città più silenziosa e sana, la paura degli incidenti. Il pericolo in bicicletta è un elemento che fa parte del gioco, ma non quando sono altri a mettere a repentaglio la tua vita, per distrazione, maleducazione o comportamenti irresponsabili. Le città dovrebbero essere percorse in bici o con i mezzi pubblici, limitando le auto alla mera urgenza straordinaria. In tutta Europa è già così e con la Zerosbatti puntiamo a quello.
Zerosbatti si presenta come la prima associazione in Europa per la difesa dei ciclisti: in cosa si differenzia rispetto ad altre realtà simili?
Ci sono associazioni che promuovono la sicurezza e sono preziose e utilissime perché fanno crescere la sensibilità verso il problema, aiutano le famiglie delle vittime e supportano moralmente, combattono con le istituzioni. Noi diamo un servizio, interveniamo immediatamente, supportando e guidando la vittima nelle prime mosse pratiche, banalmente chiedendo foto, preventivo, verbale di PS, grazie alla formazione specifica e continua delle nostre collaboratrici. In questo modo riduciamo le probabilità di non essere risarciti, consentendo agli avvocati di avere fascicoli completi di tutto. Non ultimo i nostri associati vengono assistiti gratuitamente, senza sorprese a pratica conclusa.
Quali sono i vantaggi di diventare membri di Zerosbatti? Ci sono attività di sensibilizzazione che organizzate per i vostri iscritti?
Il vantaggio principale è avere un’assistenza immediata in caso di incidente, un team di avvocati e tecnici che gratuitamente intervengono e difendono l’associato vittima di un sinistro. Spesso ci chiamano anche per mere consulenze legali e siamo sempre collegati con i nostri associati. Tutto ciò porta ad ottenere con più alta probabilità un risarcimento integrale dei danni in caso di incidente. Inoltre, invitiamo le persone ad associarsi per far crescere anche il peso dell’associazione quando portiamo avanti campagne a favore delle due ruote. Durante il COVID ad esempio riuscimmo ad ottenere una FAQ dal Governo che consentiva a tutti i ciclisti di uscire dal comune per allenamento.
Quali sono gli obiettivi principali che Zerosbatti si prefigge di raggiungere nel breve e nel lungo termine?
Nel breve termine fornire un servizio sempre più efficiente ai nostri associati, lavorando ogni sinistro e su ogni pratica per accontentare chi è rimasto vittima di un incidente. L’unica entrata dell’associazione sono le quote, e con quelle paghiamo tutti i servizi, comprese le opere di divulgazione e promozione a favore della sicurezza. Più associati ci sono più riusciamo ad essere efficienti nella nostra missione. Nel lungo termine arrivare ad un numero maggiore di adesioni tale da poterci far sentire quando chiediamo di riformare il codice della strada, fornendo la nostra esperienza sul campo.
Ci sono proposte di legge che Zerosbatti sta attivamente supportando o promuovendo per migliorare la sicurezza e le condizioni degli utenti delle due ruote?
Stiamo scrivendo un nuovo art. 148 (quello sul sorpasso) e il 182 (quello dedicato alle biciclette, definite ancora velocipedi!). Gli attuali sono assolutamente inadeguati per tutelare i ciclisti e la riforma che uscirà non porta alcun miglioramento se non indiretto quando si incide sulla guida in ebrezza o sulla velocità.
Quali sono le principali sfide che l’associazione sta affrontando nel cercare di far sentire la propria voce a livello legislativo?
Stiamo bussando a tante porte per farci ascoltare e portare le nostre idee per migliorare le condizioni dei ciclisti sulla strada. Senza un intervento legislativo deciso e incisivo difficilmente i ciclisti verranno maggiormente rispettati, anche se certamente l’opera mediatica e di comunicazione che stiamo svolgendo è importante per sensibilizzare le persone che si comportavano in un certo modo ignorando i pericoli. Noi vorremmo che gli automobilisti rispondessero ogni volta che urtano un ciclista, che si possa viaggiare in fila per due, come in tutti i paesi europei, e che venga precisato l’obbligo di stare a destra, che non sempre è possibile, ma questi sono solo esempi più eclatanti.
Ci sono difficoltà particolari nel rappresentare utenti delle due ruote in un contesto in cui l’auto rimane spesso protagonista indiscusso della mobilità?
Ce ne sono tante, e riallacciandomi alle prime due domande, sono proprio queste che hanno motivato la fondazione della Zerosbatti. Il pregiudizio verso i ciclisti, da parte anche di addetti ai lavori in ambito giuridico è il primo grande ostacolo. Quando c’è un incidente con un ciclista coinvolto il primo pensiero è che i ciclisti abbiano torto, perché il luogo comune è che sono in mezzo alla strada o danno fastidio o non sanno comportarsi, o addirittura dovrebbero circolare solo sulle ciclabili! Poi c’è tutta la parte del risarcimento delle biciclette, sulle quali serve un’esperienza e conoscenza specifica per interfacciarsi con le assicurazioni.
Cosa pensate degli atteggiamenti culturali e sociali verso chi utilizza mezzi a due ruote, vedete miglioramenti o ancora più pregiudizi?
I ciclisti sono aumentati, e con essi gli odiatori dei ciclisti. In questo sono molto drastico, in Italia al momento i ciclisti non vengono accettati, vengono considerati un ostacolo alla velocità, un fastidio al tragitto dei veicoli a motore, ma oltre ai pregiudizi ci sono tanti falsi miti, che noi stiamo cercando di smitizzare, per convincere le persone che la strada è di tutti.
Quali, secondo voi, le misure più urgenti che andrebbero adottate per migliorare le infrastrutture per ciclisti in Italia?
Piste ciclabili vere e adeguate, distinguendo quelle per ciclisti sportivi e per chi utilizza la bici per muoversi nelle città. Sono due cose totalmente diverse e non possono convivere con pedoni e passeggini ciclisti che si stanno allenando su strada. Nelle città sono sufficienti le corsie ciclabili, dovrebbero esserci ovunque e le disposizioni CE lo imporrebbero. Una sorta di responsabilità oggettiva in capo agli automobilisti: se urti un ciclista devi dimostrare il caso fortuito con inversione dell’onere della prova, altrimenti hai torto. Poi tutte le altre modifiche.
Quali sono i principali obiettivi che Zerosbatti si propone di raggiungere con iniziative come quella alla Coppa Bernocchi e che impatto vi aspettate dalla partecipazione a questo evento?
Iniziative come la Coppa Bernocchi dimostrano che ci sono persone appassionate, competenti e volenterose, che mettono anima e corpo in questo sport, e l’entusiasmo si percepisce immediatamente. Sono convinto che il contatto diretto, parlare alla gente, metterci la faccia in contesti come questo valga più di ogni tipo di comunicazione, perché crea emozione e condivisione. Abbiamo partecipato senza alcuna aspettativa, da veri tifosi di questo meraviglioso sport, e nei giorni successivi molti ci hanno scritto e contattato e abbiamo visto un aumento degli iscritti, a riprova del messaggio sincero che abbiamo trasmesso.
Come immagina il futuro di Zerosbatti e della difesa delle due ruote in Italia e in Europa nei prossimi anni? C’è un sogno o un obiettivo specifico che, come legale rappresentante, spera di poter concretizzare con Zerosbatti?
Dal 2017 (anno in cui è stata fondata a tutti gli effetti la Zerosbatt) ad oggi abbiamo lavorato “a testa bassa” senza porci obiettivi particolari, ma cercando di svolgere onestamente e con impegno il nostro lavoro, e abbiamo avuto tanti riscontri e incontri inaspettati che ci hanno dato slancio e motivazione. Nei prossimi anni vedo Zerosbatti come un punto di riferimento, una certezza per tutti i ciclisti e nel cassetto ho due sogni, il primo creare un fondo per aiutare chi subisce incidenti gravi per supportarli anche se non c’è un responsabile… il secondo sogno lo tengo nel cassetto ma è legato al mondo sportivo.