La storia di Paolo Ferrè…
“Il ciclismo è come la vita, non ci sono formule matematiche quando sei davanti ad un avversario. Si tratta di saper soffrire più di lui, i più grandi campioni hanno sempre fatto la differenza col cuore.“ Lance Armstrong
Un’associazione, una squadra, un team, una persona. Ognuno porta la propria storia con quel “ciao” lanciato al di là della soglia di via Quadrio, a Legnano, sede dell’ U.S. Legnanese 1913. Tante storie che diventano un patrimonio collettivo, alcune ci fanno sorridere, altre ci fanno riflettere, altre ancora ci emozionano. La storia di Paolo Ferrè è tutto questo e ha inizio con una data precisa: 15 maggio 2018.
Paolo è Presidente dell’Associazione Territoriale di Legnano, Consigliere di Unione Confcommercio, Incaricato per Credito e Finanza ma oggi, anche se lo incontriamo nel suo ufficio di via XX Settembre, è “Il Ferrè del giro di mezzo”.
Approfittiamo di una pausa pranzo per farci raccontare quel post pubblicato sui social il 15 maggio scorso: “Esattamente 1 anno fa venivo ricoverato in ospedale, cominciavo un percorso complicato, a distanza di un anno la strada da fare è ancora lunga ma i presupposti per arrivare al traguardo ci sono! Sicuramente una componente importante è stata la passione per la bicicletta, gli insegnamenti e l’attitudine alla sofferenza e alla fatica che questo sport meraviglioso ti trasmette, oltre a i valori derivanti da una squadra meravigliosa!”
LA MALATTIA
“E’ stata una data decisamente importante e positiva”. L’esordio ci stupisce: come può una notizia simile essere positiva? Si prende del tempo e ci racconta di come la diagnosi sia stata appresa, elaborata, accettata, prima di iniziare la battaglia. “Quando accade a te, si tenta di nascondere la situazione” dice e, infatti, dopo la prima visita Paolo non realizza subito cosa accadrà nel giro di poche settimane. Pensa di poter prendere tempo, di continuare gli accertamenti dopo la finale degli Internazionali di Tennis, ma il tempo dei rinvii è passato, ora tocca affrontare una faticosa salita.
Il racconto è intrecciato da sguardi intensi e aneddoti che allentano la tensione, come la prima visita con la caposala dell’Ospedale di Legnano che lo riconosce come “Paolo Ferrè… il famoso ciclista”. Il marito è tesserato con La Sportiva, e racconta di settimana in settimana, le recensioni che Paolo registra puntualmente sui suoi profili social. Sorridono, qualche battuta, poi di nuovo testa bassa a gestire la situazione.
La sentenza arriva di lì a poco, confermata dai medici dell’Ospedale di Legnano e dai colleghi dell’Istituto Tumori di Milano: “Ha un tumore al polmone, non sappiamo di che dimensioni, ma sappiamo che è già in stato avanzato”. Solo dieci giorni prima Ferrè aveva fatto più di 100 Km in bicicletta con gli amici, certo un po’ di affanno e qualche sfottò, un dolore alla spalla, ma nulla faceva presagire quelle parole eppure non si perde d’animo e inizia a razionalizzare le informazioni, fa ordine, si concentra e, soprattutto, “niente piede a terra”.
“Ho cercato di accettare la situazione e di aspettare l’esito. Non mi sono mai posto la domanda “perché a me”, ma il momento davvero difficile è stato quando ho dovuto dirlo alla famiglia. Avevamo da poco perso mia cognata e l’equazione tumore-morte è stata immediata per mia figlia che da allora mi ha accompagnato ovunque, mi ha messo le sveglie al cellulare per ricordarmi i farmaci. Mio figlio ha avuto una reazione opposta, ma forse ne sta soffrendo più di tutti […]. E mia moglie Silvia … è una donna eccezionale. Una notte in cui stavo male, non mi nascondo, mi ha dato una girata incredibile, è stata fondamentale perché non puoi permetterti di andare giù di morale”.
Sono rimasto molto colpito dal messaggio di Nadia Toffa, quando parlava di “fortuna”. Molti non hanno compreso, altri l’hanno insultata, ma io capisco cosa intendeva nel suo messaggio: se riesci a cogliere gli insegnamenti che l’esperienza della malattia ti dà e li comprendi, allora riesci a tradurli in positività per te e per gli altri.
Mi sono spesso detto che uno alla fine della sua parabola, raccoglierà quello che ha seminato. Dagli attestati che ho ricevuto penso di non aver seminato male. Non c’è stato un solo componente dell’U.S. Legnanese che non mi ha fatto arrivare un pensiero, un messaggio. A me faceva anche piacere parlarne, era un modo per esorcizzare il male”. Il pensiero corre anche alla condivisione di pensieri con l’allora presidente Mauro Mezzanzanica, che lottava negli stessi giorni contro un altro brutto male e con l’ex sindaco di Legnano Lorenzo Vitali, con il quale Paolo ha condiviso 15 anni di politica…e qui le lacrime sono difficili da trattenere.
PER SEMPRE IN SELLA
“Il ciclismo è uno sport dove pur essendo in gruppo sei solo. Il confronto non è con gli altri, ma con te stesso. Imparare la predisposizione alla fatica è utile in tante situazioni della vita, ti aiuta a ragionare e lo spirito di sacrificio ti aiuta nel lavoro, ma anche nel prendere in mano la tua vita in queste situazioni”
Iniziano le cure, a volte difficili, a volte sperimentali, ma non si smette mai di combattere cercando di essere positivi. C’è un obiettivo in testa: tornare in sella e la speranza si chiama immuno terapia. Non è facile, non lo è mai, ma gli affetti e gli amici aiutano a non mollare. E’ commosso Paolo nel raccontare l’umanità dei dottori che ha incontrato, delle attestazioni d’affetto (alcune delle quali davvero inaspettate). E l’ironia che arriva dagli amici di sempre, come Luca (ndr Roveda. attuale presidente dell’U.S. Legnanese) che non manca mai di stemperare la tensione con un sorriso, o chi fa arrivare per posta il libro di Lance Armstrong dove, nel raccontare la sua malattia scrive: “Il ciclismo è come la vita, non ci sono formule matematiche quando sei davanti ad un avversario. Si tratta di saper soffrire più di lui, i più grandi campioni hanno sempre fatto la differenza col cuore.“
A un anno di distanza Paolo è riuscito a centrare il primo obiettivo: rimettersi in forma e partecipare alla Maratona Dles Dolomites. La strada è ancora lunga, non mancheranno curve pericolose e salite impegnative, ma intanto si procede spingendo sui polpacci per andare avanti. Il prossimo “traguardo volante” sarà ritornare a macinare km a grandi ritmi, ma se pensate che Paolo se ne stia in pantofole ad aspettare quel momento vi sbagliate: tutte le domeniche l’appuntamento è in largo Tosi con “L’andem – giro di mezzo” dove si parte e si arriva sempre insieme.
Grazie a Paolo per aver condiviso con noi la sua storia, nella convinzione che possa essere di aiuto a chi sta vivendo lo stesso percorso.